Siamo in Umbria, la splendida proprietà appartiene alla famiglia Antinori. Gli Antinori sono ormai da 26 generazioni nel mondo del vino e hanno contribuito a rilanciare i vini toscani ed umbri nel mondo. Sempre con un’attenzione particolare alle antiche radici ma con un ottimo spirito innovativo, che da sempre li contraddistingue, hanno lanciato sul mercato vinicolo, molti anni addietro, i “Super Tuscans” e hanno contribuito, anche, alla giusta collocazione del vitigno sangiovese nel panorama vinicolo mondiale. Il video precedente è la conversazione che ho avuto all’ultimo Vinitaly, seguono le note della degustazione del Cervaro della sala, IGT Umbria 1996.
Il vino è presentato alla degustazione dei 12 bianchi immortali da Albiera Antinori, la maggiore delle tre figlie del Marchese Piero Antinori, oggi vicepresidente del gruppo e presidente della Prunotto (azienda piemontese). Attenta conoscitrice della viticultura e dell’enologia, è molto attenta ai nuovi progetti di restaurazione o ristrutturazione delle varie tenute, ultimamente hanno aperto un agriturismo, La Fonte dei Medici, nel cuore del Chianti Classico.
Il vino degustato è un uvaggio di Chardonnay 80% e Grechetto al 20%. La vendemmia 1996 è stata nel suo complesso molto buona in questa parte dell’Umbria, soprattuto per quanto riguarda le varietà a bacca bianca. Dopo la vendemmia le uve vengono conservate in raccoglitori refrigerati, al fine di mantenere la freschezza fino al momento della pressatura. Le due varietà sono vinificate separatamente con una macerazione a basse temperature. La fermentazione avviene in barriques francesi (Allier e Troncais) per circa 15 giorni e poi rimane sulle proprie fecce per circa 5 mesi, a cui seguono ulteriori 10 mesi d’invecchiamento nelle cantine del Castello. Siamo in presenza di un suolo molto particolare: argilloso con residui fossili marini che insieme a un microclima molto fresco permette la realizzazione di uno dei migliori bianchi d’Italia.
Degustazione del Cervaro della sala, IGT Umbria 1996
Il colore è giallo oro molto marcato con una bella viscosità intorno alle pareti del bicchiere. Al primo naso si presenta fine, ampio, profumi evolutivi, con un legno molto ben integrato ed elegante.
Al secondo naso troviamo aromi, ovviamente evolutivi, di frutta secca (soprattuto nocciole) mischiate ad aromi burrosi, di cera d’api, infusione al tiglio, insomma tutte le belle caratteristiche di uno Chardonnay che si è ben comportato durante gli ultimi 13 anni in bottiglia.
All’esame gustativo ha una buona acidità, una mineralità molto marcata, l’alcolicità giusta, il tutto in un buon equilibrio gustativo. Ci offre una sensazione di grassezza mischiata a questo aroma evolutivo di frutta che ritroviamo anche al palato.
Il vino è grasso, ben evoluto, da bere adesso.
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